INTERVISTA

Reichlin: «Comitato sostenibilità, Milano può farsi avanti per la sede»

di Rita Querzè

Reichlin: «Comitato sostenibilità, Milano può farsi avanti per la sede»

Come si misura la sostenibilità di un’impresa? Ci sono indicatori precisi e condivisi? Su questo tema cruciale per consumatori e investitori molto si sta muovendo. Oggi sono più di 400 gli standard esistenti per misurare la sostenibilità nei report aziendali. Ma si sta andando rapidamente verso una sintesi. Un processo è cominciato alla fine dello scorso anno. A fare da guida è la fondazione Ifrs, nota per aver sviluppato un unico insieme di principi contabili accettati in oltre 140 Paesi. Un comitato ad hoc con il compito di definire standard legati alla sostenibilità dovrebbe nascere a novembre. Si sta già pensando alla definizione di una sede. L’economista Lucrezia Reichlin è uno dei trustee, i garanti della fondazione.
Perché Ifsr ha deciso di porsi alla guida di un processo di definizione di standard condivisi in materia di sostenibilità delle imprese?
«Ormai sono anni che da piu parti si chiede che si faccia per la sostenibilità (ambiente ma anche sociale) quello che si e fatto per la contabilità finanziaria. Cioè avere un’organizzazione che in modo indipendente, ma con il monitoraggio dei regolatori e delle autorità pubbliche, pubblichi standard globali per la rendicontazione in modo da permettere ai revisori di fare un’azione di controllo e agli investitori di giudicare il valore effettivo delle aziende. Ifrs ha la credibilità e l’esperienza per porsi come standard setter anche per la sostenibilità a cominciare dal clima».
Quando è iniziato questo processo e a che punto siamo?
«Prima di decidere noi trustees abbiamo fatto una consultazione con gli investitori, le aziende, i regolatori e in genere i nostri stakeholders per fare essenzialmente due domande. Primo: c’è effettivamente bisogno di uno standard setter globale? Secondo, e l’Ifsr è l’organizzazione adeguata per diventarlo? La risposta e stata affermativa».
C’è già un bando per la scelta dei vertici del nuovo comitato che elaborerà gli standard, giusto?
«Abbiamo aperto un bando per la presidenza e la vice presidenza del board e anche un bando per i Paesi a candidarsi come sede. Dopo la consultazione, terminata nel dicembre del 2020 abbiamo costituito un comitato dei trustees (che ho l’onore di presiedere) che si e posto l’obiettivo di preparare il progetto e annunciare l’istituzione di un board per gli standard di sostenibilità globali (International sustainability standard board) che operera a fianco dello IASB (che si occupa degli standard finanziari) sotto il monitoraggio dei trustees degli IFRS che a loro volta sono monitorati dai regolatori del mercato dei capitali dei vari Paesi che adottano gli standards».
Come sono coinvolte le organizzazioni che già oggi avevano prodotto standard per misurare la sostenibilità?
«Il progetto prevede un consolidamento delle organizzazioni esistenti che hanno finora formulato standard sulla sostenibilità adottati su base volontaria e una costruzione del consenso a livello internazionale. G7 e G20 hanno dato il benvenuto a questa iniziativa e stiamo lavorando con l’Unione Europea, che si propone di elaborare standard propri in relazione con il green deal, per far sì che gli standard globali del nuovo board siano la base su cui costruire criteri addizionali specifici alla politica climatica dell’Unione».
Dove avrà sede il nuovo comitato?
«Dipenderà dalle candidature. Per ora il Canada si e candidato con un’offerta molto generosa ma stiamo pensando a tre sedi, una in Europa, una in Nord America e una in Asia».
Milano potrebbe avere le carte in regola? Qualcuno si è fatto avanti?
«Milano e certamente una sede molto attraente per il board europeo. Milano e una delle piazze finanziare dell’Europa e una citta che sta diventando sempre piu internazionale con centri di eccellenza per la ricerca. Ma anche per Milano la candidatura dovrebbe essere interessante. Borsa italiana con il suo ruolo in Euronext e la sua adesione ai valori della sostenibilità dovrebbe essere interessata a una candidatura di Milano. Senza standard comparabili ci sarà sempre green washing. la sede europea che sara scelta sarà considerata sicuramente attraente per gli investitori».
Come si finanzierà tutta l’operazione?
«Nella tradizione dell’IFRS, il finanziamento sarà sia privato che pubblico. Le sedi che si candidano offrono un finanziamento per tre anni con partnership pubblico privato. Noi nel frattempo stiamo lavorando a una struttura di finanziamento di lungo periodo».
È realistico attendersi che a novembre il nuovo comitato potrebbe essere annunciato in occasione della conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici?
«Il nostro obbiettivo e annunciare il nuovo board a inizio novembre a Glasgow in occasione della conferenza. I tempi sono stretti ma siamo ottimisti».

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